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Concorso “27 gennaio: Giorno della Memoria”


Celebrazione istituzionale del Giorno della Memoria

Giovedì 26 gennaio 2017

Aula consigliare Regione Liguria , Genova

La seduta solenne del consiglio regionale dedicata al Giorno della Memoria che si è svolta giovedì 26 gennaio 2017 alla presenza del presidente del Consiglio regionale Francesco Bruzzone , è stata particolarmente toccante soprattutto quando Anna Foa, docente di storia moderna all’Università la Sapienza di Roma, autrice di numerosi testi sulla storia ,ha ricostruito in aula le condizioni in cui le donne vivevano nei campi di sterminio, in particolare nel lager femminile di Ravensbruck e ad Auschwitz dove diventarono cavie di sperimentazioni mediche. Foa ha puntualizzato che vittime dello sterminio non furono solo ebrei ma anche slavi, comunisti e rom, secondo un folle progetto di pulizia etnica che i nazisti volevano attuare. La professoressa ha sottolineato che la storia dei campi di sterminio deve essere insegnata non solo perché i ragazzi ricordino questi fatti in occasione del Giorno della memoria, ma perché questo sia come un germe e la memoria sia continua. “ Quando vediamo le foto, per esempio dei bambini assassinati in Siria -ha aggiunto- dobbiamo pensare ad Auschwitz, perché la violenza è dappertutto uguale, sono poi diverse le motivazioni”. 

“Quindi – ha concluso – dobbiamo spingere i ragazzi che studiano queste cose a usare le loro conoscenze e dobbiamo rendere il ricordo concreto. E’ importante spiegare quello che c’è da ricordare, la memoria senza gli oggetti e senza la storia diventa una cosa vuota e noi non vogliamo che questa sia una memoria da museo ma che sia una memoria viva”. 

Nella seconda parte della seduta si è svolta la premiazione degli studenti vincitori della decima edizione del concorso “27 gennaio: Giorno per la Memoria”, indirizzato agli allievi degli istituti di scuola media superiore: per il nostro liceo hanno vinto Sara Delfino ed Elena Capuzzi, accompagnate dalla professoressa Vivalda.

                                                                          COMMENTO  PERSONALE

Il 27 Gennaio si celebra il Giorno della Memoria, a memoria della Shoah, dello sterminio programmato delle popolazioni ebraiche di tutta Europa e, attraverso il ricordo delle vittime del più ostinato, ossessivo e folle dei piani del Terzo Reich, ricordiamo tutte le vittime del nazismo. Questo ricordo, un monito importante contro l’odio, deve vivere nelle menti di tutti gli uomini per poter impedire il ripetersi di tragedie simili.

La Shoah è però unica. E’ diversa da ogni altro genocidio o strage avuto luogo nella Storia, perché non è stata mossa solo dall’odio o dagli interessi politici ed economici, ma è stata la più lucida manifestazione della programmazione nazista della morte, nella quale la “razionalità” dell’orrore era finalizzata all’eliminazione dell’ultimo ebreo d’Europa, e presto, chissà, del mondo. Una macchina di morte che ha organizzato la fine di migliaia di ebrei non nella loro città, ma a migliaia di chilometri di distanza.

Il nazismo, con l’Olocausto, ha riassunto in sé tutte le tipologie di odio nei confronti dell’”altro” e per questo quella organizzata dal regime di Hitler può essere considerata la “soluzione finale” contro la diversità. C’è chi, per motivi d’interesse politico, o perché ancora infettato dall’odio, o perché non in grado di sopportare il peso collettivo della memoria di una tragedia che non riesce a essere compresa e della quale tutti i popoli d’Europa portano la responsabilità, preferisce negare la sua esistenza anche di fronte ai documenti e alle testimonianze.

Ma il ricordo può molto: è attivo, si pone domande, muove il cuore e le menti per fare in modo che tutto ciò non accada di nuovo. Ricordare, come diceva mio nonno,” è un dovere che dobbiamo ai morti e ai vivi”: è proprio lui che mi ha insegnato che il "GIORNO DELLA MEMORIA" serve a non dimenticare e a evitare nuove sofferenze in qualsiasi parte del mondo. In particolare per il nonno era il giorno che dedicava al ricordo del suo amico Toni, vittima innocente nel campo di Dachau. Ecco perché ho scelto di partecipare al concorso “27 gennaio: Giorno della Memoria”: per raccontare una storia di grande amicizia che neppure la guerra, l’odio razziale e la morte hanno distrutto. 

Il mio elaborato, intitolato “Ho ritrovato il mio amico a Dachau”, è la storia dell’amicizia tra un bambino di nome Mario (mio nonno) e un giovane chiamato Toni, interrotta nel settembre del ’43, quando i Tedeschi arrestarono nel paese piemontese di Moasca, gli uomini più giovani per portarli nei campi di lavoro tedeschi. Da quel momento, Mario non ebbe mai più sue notizie e solo dopo vent’anni, venne a sapere che quel gruppo di uomini era stato destinato al campo di Dachau.

Mio nonno mi raccontò che aveva provato un profondo dolore, pensando alle torture e alle sofferenze che aveva sopportato quel ragazzo, poco più che ventenne. Ma la storia non finisce qua: nel 2011 la mia famiglia ha visitato il campo di Dachau e, attraverso delle foto che raffiguravano vari gruppi di prigionieri, mio nonno riconobbe il suo amico Toni.

Dopo ricerche negli archivi storici del campo, mio nonno ebbe la conferma che il ragazzo venne deportato nel campo, dove lavorò, ma fu anche oggetto di esperimenti medici. Così da quel giorno il 27 gennaio era il giorno per ricordare il suo amico, riguardando le foto o leggendo le poesie che Toni scriveva. 

Per concludere, voglio ricordare alcune parole di Primo Levi che mio nonno mi leggeva e che mi avevano particolarmente colpito:”Voi che vivete sicuri nelle vostre case tiepide, voi che trovate cibo e amici, considerate se questo è un uomo … Meditate che questo è stato: scolpitelo nel vostro cuore, ripetetelo ai vostri figli”.